Ottime performance dell'export con una crescita del 16%
Il mercato delle esportazioni, quasi interamente presidiato dai produttori italiani (96%), presenta un tasso medio composto di crescita del 7% nell’ultimo decennio. Le esportazioni del 2022 sono stimate in 875 milioni, più che raddoppiate in 10 anni.
Oltre all’analisi generale di settore UNIDI, durante l’Export Manager Meeting di UNIDI del 9 novembre è stato presentato un approfondimento della ricerca cui hanno partecipato quasi tutti i più importanti fabbricanti italiani: un campione che copre il 61% delle esportazioni italiane di prodotti dentali.
Questa ulteriore analisi ha voluto approfondire in dettaglio quali siano i paesi di esportazione del Made in Italy e la componente merceologica, suddividendo le Attrezzature dai Consumabili.
A proposito della composizione del business, il 60% viene realizzato con Attrezzature e il 40% con Consumabili. Le vendite dei Prodotti di Consumo (che includono anche Implantologia, Ortodonzia, Servizi e tutti i dispositivi «semi durevoli») sono cresciute quasi del 10% e le Attrezzature quasi del 20%.
Curioso che il mondo delle Attrezzature pesi stabilmente oltre il 60% dell’export complessivo, poiché a livello mondiale la componente di Attrezzature, Impiantistica e Mobili hanno una quota di circa il 28%, si evince quindi il grande apprezzamento della produzione di tecnologie e arredi Made in Italy nel mondo.
Focus sull'Europa, ma non solo
La principale area geografica di riferimento per l’esportazione italiana rimane quella europea, con il 64% delle esportazioni totali. I principali paesi a cui si rivolge l’export italiano in Europa sono Francia, Spagna, Germania e Russia; al di fuori dell’Europa troviamo ai primi posti Cina e Arabia Saudita.
Il 70% delle esportazioni di Attrezzature sono destinate all’Europa, mentre l’esportazione dei Prodotti di Consumo è particolarmente rilevante nelle aree Asia/Pacifico e America Latina.
Nel pieno ottimismo dello sviluppo e apprezzamento della manifattura italiana nel mondo, che sta superando pienamente i rischi dovuti all’instabilità geopolitica venutasi a determinare per il conflitto ucraino, qualche preoccupazione viene segnalata per il futuro dall’area mediorientale, che ha un peso dell’export del 9%, per le note ragioni legate al recente conflitto israelo-palestinese.