Un’occasione di sintesi, di rivalutazione dell’attuale modello sanitario e sede di proposte sul futuro, per rimodulare una professione che è profondamente cambiata negli ultimi 20 anni e che «oggi vede solo il 3% dei neolaureati aprire uno studio professionale: serve più che mai creare nuovi accessi nel pubblico e potenziare il Ssn per non cadere nella logica dei fatturati delle grosse strutture che operano con logiche implanto-protesiche e non più con approccio conservativo», come sottolineato dal Presidente nazionale CAO, Raffaele Iandolo.
Durante il Congresso Odontostomatologico del Mediterraneo svoltosi a Catania sono tanti gli aspetti emersi, che hanno messo a fuoco tanto la qualità sull’assistenza, quanto il deficit della spesa sanitaria sul fronte odontoiatrico: «La spesa pubblica per l’odontoiatria – ha commentato Gian Paolo Marcone, che ha presieduto il congresso insieme ad Alfio Saggio – è di 85 milioni di euro, a fronte degli 8 miliardi dell’assistenza privata. Occorre un potenziamento serio della spesa odontoiatrica pubblica, ma questa è una questione che dipende solo dalla politica ed è una scelta di priorità, perché i modelli di assistenza per la professione esistono, così da colmare questa grave lacuna e dare un segnale di civiltà. Adesso l’obiettivo è quello di ridurre la forbice (oggi solo il 40% della popolazione accede alle cure odontoiatriche) e garantire la salute orale anche agli utenti con difficoltà economiche».
Sul tema è intervenuto da remoto Marcello Gemmato (sottosegretario Ministero della Salute) che ha illustrato quanto fatto in questi mesi dal governo: «Abbiamo avviato un rapporto stabile con la categoria, che ha portato a diversi provvedimenti. Abbiamo inaugurato una nuova stagione, basti pensare alla nuova legge di bilancio che ha visto l’ampliamento dello stanziamento dei fondi per la sanità. Il nostro obiettivo prioritario è la tutela della salute dei cittadini».
L’urgenza è quella di rimodulare i LEA e avere un quadro aggiornato su strutture, ambulatori, servizi ospedalieri, «per cercare di armonizzare il sistema attraverso una sussidiarietà pubblico/privato» come affermato dal Presidente nazionale ANDI, Carlo Ghirlanda, che ha anche ribadito l’importanza della prevenzione a partire dalle scuole primarie.
«Il decreto “bollette” ha risolto alcune problematiche croniche – ha continuato Iandolo – da maggio scorso chi si laurea sia in medicina che in odontoiatria può esercitare due professioni, ma negli ultimi 20 anni questa ovvietà non era praticabile. Inoltre il decreto ha consentito senza specializzazione l’accesso ai concorsi pubblici».
Al tavolo anche Francesco Ciancitto e Matteo Rosso, componenti della commissione Sanità del Senato: «È cambiato l’approccio del governo con le professioni – hanno ribadito – un’altra grande riforma che abbiamo approvato 15 giorni fa si riferisce proprio agli incentivi alle imprese, che sono stati estesi anche ai professionisti. Un principio dell’equiparazione per accedere a bandi, fondi e finanziamenti nazionali ed europei, che cambierà di fatto lo scenario esistente».