
Ingresso, permanenza e fuoriuscita dal regime dei forfettari sono i punti clou della Circolare 32/E del 5 dicembre 2023. Nel documento di prassi, che nell’ultimo paragrafo riporta
Ingresso, permanenza e fuoriuscita dal regime dei forfettari sono i punti clou della Circolare 32/E del 5 dicembre 2023. Nel documento di prassi, che nell’ultimo paragrafo riporta le risposte ai quesiti proposti dagli operatori del settore, l’Agenzia fa il punto sugli effetti delle modifiche introdotte dalla legge di Bilancio 2023 al regime sostitutivo con aliquota fissa del 15% riservato alle persone fisiche titolari di partita Iva che esercitano un’attività di impresa, arte o professione in forma individuale.
In particolare, applicano già tale regime i contribuenti che nel 2022 hanno conseguito ricavi o compensi superiori a 65mila euro, ma inferiori a 85mila.
Viste le rilevanti modifiche normative, il contribuente che abbia optato per il regime ordinario non è tenuto a rimanere per l’intero triennio nello stesso regime.
Le novità in sintesi
Il regime forfettario ora prevede una soglia non superiore a 85mila euro (legge di Bilancio 2023). Questo nuovo requisito è applicabile già a partire dal 2023, e consente la permanenza nel regime agevolato a chi già lo applicava nel 2022 (circolare n. 9/ E del 2019) oppure riguarda l’ingresso di nuovi soggetti.
È stata, inoltre, introdotta una speciale causa di fuoriuscita “immediata” dal regime forfettario, consistente nel superamento della soglia di 100mila euro di ricavi o compensi percepiti nel corso dell’anno.
Come funzionano le nuove soglie
In base alle novità, se in corso d'anno si percepiscono ricavi o compensi per un importo superiore al limite di 85mila euro ma comunque inferiore ai 100mila, si rimane all’interno del regime forfettario nell'anno in corso per uscirne in quello successivo e ciò comporta la rettifica dell’Iva non detratta (articolo 19-bis2 del DPR n. 633 del 1972). I contribuenti che, invece, nel corso dell’anno superano la soglia dei 100mila euro di incasso passano al regime ordinario nello stesso anno.
In particolare, con riguardo alle imposte dirette, il contribuente rientra nel regime ordinario sin dall’inizio dell’anno, mentre, per l’Iva, entra nel regime ordinario dal momento dell’incasso che ha comportato la fuoriuscita dal regime, cui consegue l’integrazione della relativa fattura, con l’emissione di una nota di debito per l’importo della corrispondente imposta. Non devono, invece, essere integrate le fatture emesse senza Iva prima del suddetto incasso.
Le risposte ai quesiti
Nell’ultimo paragrafo la circolare fornisce alcuni chiarimenti alle domande poste dagli operatori sulle novità. Ad esempio, il documento di prassi precisa che, se il contribuente intraprende l’attività in corso d’anno, il superamento del limite di 100mila euro deve essere verificato senza confrontare il volume dei ricavi o dei compensi alla frazione d’anno di attività.
Inoltre, viene chiarito anche che coloro che hanno aderito, ad esempio nel 2021, alla contabilità ordinaria possono applicare dal 1° gennaio 2023 il regime forfettario se nel 2022 hanno percepito ricavi o compensi pari o inferiori agli 85mila euro, senza necessariamente, quindi, rispettare il vincolo triennale di permanenza nel regime ordinario.
Fonte: Agenzia delle Entrate

Tra le problematiche riscontrate nella sua pratica clinica quali sono le più frequenti?
Le problematiche che maggiormente riscontro nella mia pratica clinica, oltre alle lesioni cariose, sono le patologie correlate al parodonto: gengiviti e parodontiti. La presenza di una recessione gengivale non sempre viene percepita come un problema dai pazienti, perché non induce una particolare situazione fastidiosa o dolorosa. In generale le problematiche gengivali hanno quindi eziologia multifattoriale ed è importante diagnosticarle correttamente per potervi porre rimedio.
Nella sua esperienza quali sono i trattamenti dedicati?
Il trattamento dipende principalmente dalla causa che ha indotto le recessioni. Se di natura ortodontica, dapprima si correggerà l’inclinazione dell’elemento dentario, poi seguirà la terapia parodontale chirurgica e non. Se dovute ad una tecnica di spazzolamento aggressiva, bisogna rieducare il paziente ed eseguire una terapia, spesso chirurgica. Come anche, se dovute ad un frenulo labiale che non permette un’agevole detersione della zona. È quindi fondamentale eliminare la causa primaria del danno.
Ci sono delle soluzioni che possono prevenire la problematica?
Dipende dalla causa scatenante la patologia. Sicuramente una corretta igiene orale domiciliare aiuta a prevenire recessioni traumatiche o da accumulo di tartaro. È buona norma quindi avere dei validi coadiuvanti dello spazzolino e dentifricio. Euclorina Gengive, forma una pellicola protettiva che riduce il sanguinamento, contrasta l'insorgere della placca e previene le infezioni orali. Grazie alla presenza del perossido di idrogeno, aiuta a detergere meglio le zone di difficile spazzolamento (ad esempio in prossimità del frenulo labiale inferiore). Dopo l’ablazione del tartaro, l'acido ialuronico e la glicina, presenti nello Ialuvance Complex, complesso brevettato di Eucolorina Gengive, aiutano inoltre la guarigione del tessuto gengivale infiammato. Nella mia esperienza, ho inoltre valutato l’efficacia di Euclorina Gengive pre e post trattamento di chirurgia muco-gengivale riscontrando una guarigione dei tessuti già dal terzo giorno. Quindi non solo un valido strumento per prevenire stati infiammatori, ma anche un'arma per combattere più velocemente quelli già in essere.
Gregorio Tortora
Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria con lode e menzione presso l'Università di Napoli "Federico II", specializzato in Ortognatodonzia con lode presso l’Università di Milano. Tutor clinico presso l'Università Vita Salute "San Raffaele" di Milano. Collabora come ortodontista presso diversi studi dentistici in tutta Italia. Speaker a congressi nazionali e internazionali.

Il 57° Rapporto Censis del 2023 rivela una situazione preoccupante in Italia, dove l'80% degli adulti e l'84,1% dei giovani percepiscono un declino nazionale. C'è
Il 57° Rapporto Censis del 2023 rivela una situazione preoccupante in Italia, dove l'80% degli adulti e l'84,1% dei giovani percepiscono un declino nazionale. C'è una paura diffusa (73,4%) di una crisi economica e sociale imminente, con problemi come la povertà e la violenza. Inoltre, il 73,8% teme che la carenza di lavoratori nel futuro possa minacciare la sostenibilità del sistema pensionistico, e il 69,2% dubita della capacità del sistema sanitario pubblico di fornire cure adeguate a tutti.
La crisi del sistema sanitario è evidente, con dati che mostrano una diminuzione della spesa sanitaria pubblica dal 6,7% al 6,4% del PIL tra il 2012 e il 2019, e si prevede che scenderà al 6,1% entro il 2026. Questo contrasta con l'aumento della spesa sanitaria in altri paesi europei nello stesso periodo. Inoltre, c'è una preoccupazione significativa per la carenza di personale sanitario. Si stima che tra il 2022 e il 2027, 29.000 medici e 21.000 infermieri andranno in pensione, una situazione che potrebbe portare a costi sociali elevati in futuro.
Il rapporto mette in luce anche la difficoltà crescente nell'accesso ai servizi sanitari, con il 75,8% degli italiani che trova più difficile accedere alle prestazioni sanitarie regionali. Le lunghe liste di attesa spingono il 71,0% degli italiani a considerare strutture sanitarie private, pagando di tasca propria, soprattutto nel Sud del paese. Questo riflette la preoccupazione generale (79,1%) per il futuro del sistema sanitario e la paura di non ricevere cure tempestive e adeguate. Inoltre, l'89,7% crede che le persone più abbienti abbiano accesso a cure migliori e più rapide rispetto a quelle meno benestanti, evidenziando una crescente disuguaglianza sociale nel sistema sanitario.
Per quanto riguarda gli anziani, il 65,3% non ritiene che la pensione sia sufficiente per garantire un benessere adeguato nella terza e quarta età. Molti anziani contribuiscono ancora economicamente alle famiglie, con il 42,0% che ha fornito supporto finanziario nell'ultimo anno. Tuttavia, la crescente popolazione anziana con limitazioni funzionali, che rappresentava 1,9 milioni nel 2021, solleva questioni urgenti sul bisogno di assistenza legata all'invecchiamento demografico.
In conclusione, il rapporto Censis del 2023 dipinge un quadro allarmante, con crescenti preoccupazioni per l'economia, la salute e il benessere sociale in Italia, evidenziando le sfide poste da una popolazione invecchiante e da un sistema sanitario in difficoltà.